Il naso di Gabriele

GIORDANO BRUNO GUERRI

Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani.

Pervenuto il 19 febbraio 2025. Accettato il 28 febbraio 2025.

Questo articolo è tratto da una relazione presentata al Convegno “Olfatto e Cervello: dall’antichità alla scienza moderna”, tenutosi presso l’Auditorium del Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera (BS), il 25 gennaio 2025.

Ringrazio i presenti, e i relatori a questo convegno, in particolare il dottor Gian Paolo Anzola, che l’ha ideato, proposto e organizzato. Ho accolto l’idea con entusiasmo, sia per la qualità degli studiosi che sono al mio fianco, sia per l’originalità del tema, che mescola letteratura, storia e scienza, in particolare le nuove frontiere della medicina.

“Non credevo che il profumo della nostra voluttà – quel profumo misterioso che accompagna ogni nostra carezza – fosse rimasto così tenace nel rifugio”; così Gabriele d’Annunzio scrive a Giusini, alias Giuseppina Giorgi Mancini, l’amante del periodo fiorentino con cui ha scambiato più di un migliaio di lettere e che forse ha amato più della Duse. Spesso, nel carteggio, il Poeta si sofferma sul profumo che accompagna i loro incontri amorosi, “il profumo della nostra voluttà, un profumo misterioso” che avvolge i due amanti nell’alcova, che inebria, che fa prodigi, che incanta. Si tratta senza dubbio della fragranza creata da d’Annunzio studiando i ricettari antichi di Caterina Sforza – già nel periodo della Capponcina – alla quale ha dato il nome Aqua Nuntia.

L’attitudine del Poeta all’uso del profumo e allo studio delle essenze deriva dal periodo trascorso nella Roma del Piacere, quando – cronista mondano – partecipava a balli, aste, mostre e inaugurazioni, corse di cani e cavalli, prime teatrali, concerti: “l profumi erano acutissimi, salivano per le narici, a onde, dando lo stordimento. Tutte quelle dolci fanciulle borghesi avevano impregnati i fazzoletti, i guanti, i capelli, ogni specie di essenze. Il vetyvere l’opoponax, il vecchio opoponax, predominavano”. L’attenzione che d’Annunzio dedica alla descrizione dei profumi dimostra una conoscenza approfondita della moda del tempo, sempre connessa con la società e con i miti che vuole celebrare: e il profumo è uno di quei miti.

Anche nel suo primo romanzo, “Il Piacere”, d’Annunzio descrive il protagonista, Andrea Sperelli, immerso nei profumi della sua casa romana: “Le stanze andavansi empiendo a poco a poco del profumo ch’esalavan ne’ vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d’un giglio adamantino. Il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la piccola tavola da tè era pronta, con tazze e coppette in maiolica”.

I profumi aleggiano letteralmente nella produzione dannunziana, così come nei suoi incontri amorosi, anzi diventano un vero e proprio leitmotiv che percorre le pagine delle sue prose e i momenti della sua vita. II Comandante abbondava con i profumi, ne consumava moltissimi e in poco tempo, tutti ovviamente di gran pregio e ricercati: Eau de Coty al giorno, in giovinezza, mentre all’epoca della Capponcina preferiva Crabb Apple e in seguito la sua Aqua Nuntia. Al Vittoriale utilizzava anche una grande quantità di Peau d’Espagne, fuori commercio e che la Maison Coty realizzava esclusivamente per lui. Ne spargeva con gesto di seminatore per tutta la Prioria.

Proprio la passione di d’Annunzio per i profumi e le essenze mi spinse a ospitare al Vittoriale la mostra “d’Annunzio e l’arte del profumo. Odorarius Mirabilis”, curata da Paola Goretti e allestita da Pier Luigi Pizzi, che restituì la sua passione per il profumo, ma anche i profumi contenuti nelle pagine dei suoi romanzi e nei suoi componimenti poetici, i profumi della Prioria (le ampolle e i flaconi esposti provenivano tutti dalle stanze del Poeta), quelli del parco e tutti quei profumi “misteriosi”, che lo hanno costantemente accompagnato nel suo vivere inimitabile. Sono concretissimi, i sette profumi che il Vittoriale ha prodotto e commercializzato insieme a Merchant of Venice.

Dal 2024 saranno possibili nuovi, inediti, studi su d’Annunzio e i profumi, grazie alla nostra acquisizione dell’Archivio di Mario Paglieri, che comprende centinaia di lettere al dottor Ferrari, il farmacista con il quale creava essenze preziose. E questo convegno arricchisce la nostra conoscenza di d’Annunzio, del suo rapporto con l’olfatto e – centrando l’attenzione anche sulla neurologia – conferma l’attitudine del Vittoriale a espandere il nostro desiderio di bellezza e conoscenza in ogni campo dello scibile.

Indirizzo per la corrispondenza:

Giordano Bruno Guerri